venerdì 6 luglio 2012

Processo Mori: prima della sua morte Borsellino indagava sugli appalti



Poco prima della strage di via D’amelio, in cui venne ucciso il giudice Paolo Borsellino puntava a indagare su mafia e appalti. Lo hanno riferito il giornalista Luca Rossi il senatore
socialista Carlo Vizzini, sentiti questa mattina come testimoni dalla quarta sezione del Tribunale di Palermo nel processo per favoreggiamento aggravato a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, in relazione alla mancata cattura di Bernardo Provenzano.
Questa è anche la tesi sostenuta dalla difesa. ”Borsellino mi sembrò un altro uomo,
un uomo spezzato in due”, ha detto Rossi raccontando di un suo incontro con il magistrato il 2 luglio del 1992 a casa sua.
I due non si vedevano da prima della strage di Capaci. Rossi, che all’epoca scriveva per il ‘Corriere della Sera’, ha riferito di aver avuto buoni rapporti con Borsellino: “Prima di Capaci era allegro e guascone, quel giorno -ha detto- era completamente diverso. Non mi dava notizie su indagini in corso, ma parlavamo genericamente, mi dava degli spunti. Era preoccupato della sua sicurezza e certo che avrebbe fatto la stessa fine di Falcone, ma sicuramente non si aspettava che avvenisse cosi’ presto. Il suo primo obiettivo -ha proseguito il testimone- era arrestare gli assassini di Falcone.
Alle domande del Pm Nino Di Matteo che gli chiedeva se Borsellino gli avesse parlato di segreti particolari, il giornalista ha risposto di no, ma ha spiegato: “Dagli spunti che mi diede, lui collegava l’omicidio Lima alla strage Falcone e dunque a mafia e appalti. Era su questo che Borsellino voleva indagare, perchè era la materia su cui voleva indagare Falcone”.
Le stesse cose, Rossi le aveva scritte sul ‘Corriere della Sera’ del 21 luglio 1992. Anche Carlo Vizzini, che all’epoca era segretario del Psdi, ha dichiarato che Borsellino voleva indagare su mafia e appalti.
Vizzini in particolare ha parlato di una cena del 16 luglio a Roma al ristorante “Il moccoletto” con Borsellino e con gli altri magistrati palermitani Guido Lo Forte e Gioacchino Natoli, e ha detto che a tavola si parlò appunto di mafia e appalti.
Il politico aveva in precedenza incontrato Borsellino il 2 giugno nell’ufficio dell’allora procuratore capo di Palermo, Pietro Giammanco. Rispondendo sull’avvicendamento tra Vincenzo Scott e Nicola Mancino al ministero dell’Interno, Vizzini ha affermato: “Mi lasciò perplesso, ma su questi temi il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio intervenivano molto frequentemente”.
In proposito, il teste ha citato la sostituzione di un sottosegretario da lui indicato, e ha detto che l’allora premier Giuliano Amato lo chiamo’ per comunicargli che non lo riteneva idoneo e voleva cambiarlo.
Fonte: Blog Sicilia

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