martedì 27 maggio 2008

La realtà capovolta

Riporto di seguito la trascrizione della diretta video di Marco Travaglio di oggi.

"Volete farvi quattro risate? Leggete Francesco Alberoni - sociologo del nulla, scalatore delle discese, esperto dell'ovvio - sul Corriere di oggi. Sulla prima pagina del Corriere, dove una volta scriveva Pasolini; oggi Alberoni. Dice Alberoni: "Sono convinto che l'Italia si riprenderà rapidamente. Prima di quanto tutti credano. E si riprenderà perché finalmente ha riacquistato il senso della realtà. Oggi tutti chiedono sicurezza, vogliono i termovalorizzatori, trovano giusto che il capo del Governo si incontri con il capo dell'opposizione, condannano i minorenni che stuprano o uccidono le adolescenti - (prima invece eravamo tutti solidali con gli stupratori) - e accettano che un ministro proponga che i funzionari che non lavorano possano venire licenziati. I giornali e la televisione cominciano a descrivere oggettivamente i fatti di cronaca nera, di corruzione e di povertà, senza ubriacarci con cento pareri politico-ideologici". - (È bastato che Berlusconi vincesse le elezioni, guardate quanti miracoli in due settimane) - "La gente può riflettere e giudicare con la sua testa, usare il suo buon senso. Naturalmente ci sono personaggi che non hanno ancora capito che la società è cambiata e si comportano come quei giapponesi che, a guerra finita, continuano a combattere. Ma spariranno." Parola di Francesco Alberoni. Insomma, il titolo è "Il Paese sta riconquistando il senso della realtà".
E vediamo subito qualche esempio di questo riconquistato senso della realtà. Per esempio l'abolizione dell'ICI. Che peraltro, per le case più modeste, era stata già abolita prima. Ma quelli che l'avevano abolita non ce lo avevano nemmeno raccontato, perché non sapevano comunicare. Bene, adesso l'hanno abolita anche per i ricchi e dicono di voler fare il federalismo fiscale. In realtà non c'è tassa più federale di una tassa comunale come l'ICI, che essendo basata sul patrimonio e non sul reddito, costringeva a pagare un po' di tasse anche quelli che sul reddito evadono completamente o parzialmente. E soprattutto era il polmone che finanziava i comuni. Cioè era la tassa più federale che si potesse immaginare. I federalisti l'hanno cancellata e adesso ci diranno che vivremo tutti in un mondo migliore perché risparmieremo tutti un sacco di soldi. In realtà non è vero niente, perché se sparisce l'ICI si aprono voragini nei bilanci dei comuni. Il governo ha già detto che rimborserà i comuni dei mancati introiti dell'ICI e che cosa farà? Aumenterà altre tasse per ripianare. Cioè, non pagheremo più una tassa che si chiama ICI, ma ne pagheremo un'altra che si chiamerà "rimborso dell'ICI". Al comune di Palermo, in questi giorni, hanno circa raddoppiato l'IRPEF e il comune di Palermo è una delle avanguardie di questo nuovo modo di fare il federalismo fiscale fregando la gente. Detassazione degli straordinari. Altra grandissima conquista. E tutti ci credono. E tutti ne discutono. In realtà, come spiegava ieri Scalfari su Repubblica, ci sarà semplicemente uno spostamento nei salari dalla parte fissa alla parte variabile in modo da poter pagare e incassare, diciamo, nella quota che sarà detassata, e questo aumenterà l'elusione e l'evasione fiscale. In ogni caso la detassazione degli straordinari non riguarda gli statali, cioè per esempio le forze dell'ordine, che sono pagate pochissimo e che fanno un lavoro molto spesso difficile non avranno alcun beneficio. Inoltre non saranno coinvolte praticamente le donne, perché le donne di rado fanno straordinari. Non emergerà il nero, perché le aziende in nero continueranno a pagare in nero senza i contributi e senza pagare le tasse. Ci sarà un effetto che bloccherà ancora di più le assunzioni e farà ancora di più ricorso al precariato e agli straordinari di quelli che sono già assunti...

Altro annuncio che non ha nessuna attinenza con i fatti. Il grande risparmio che avremo con la rinegoziazione dei mutui. In realtà, come le associazioni dei consumatori hanno già dimostrato, tornare al tasso fisso del 2006 e rinegoziare i mutui non significherà che risparmieremo, significherà che pagheremo rate per più tempo e quindi alla fine il nostro mutuo ci costerà molto di più di quello che ci costa adesso. Le banche non fanno niente in perdita, quindi ci guadagneranno. Solo che pagheremo a lunga scadenza e non ce ne renderemo conto.
Forse qualcuno si farà anche l'idea di avere risparmiato mentre gli viene prelevato qualche centinaio, migliaio di euro di più dalle tasche.
L'annuncio del nucleare: "Avremo quattro nuove centrali nucleari". Nessuno fa caso al fatto che le avremo forse fra quindici anni, che quando nasceranno saranno già vecchie o morte perché useranno tecnologie di terza generazione mentre in tutto il mondo si sta già parlando della quarta generazione. Non si sa dove mettere le scorie. Perché noi le riforme le facciamo a costo zero, senza prevedere le conseguenze di quello che facciamo.
Tutto ciò ammesso e non concesso che poi queste centrali nascano perché pare che costino circa 30 miliardi, che ci daranno un'energia costosissima e assolutamente fuori mercato e alla fine, se anche nascessero, coprirebbero il 7% del nostro fabbisogno energetico.
Insomma, un altro annuncio buttato all'aria che tutti prendono sul serio, ma che probabilmente non si realizzerà. È tutto finto. Tutto finto, come il ponte. Il Ponte sullo Stretto, che ancora una volta viene rilanciato per buttare un po' di soldi in progettazione e in opere preparatorie e che poi non si sa nemmeno se starà in piedi, ma possiamo tranquillamente dirci - così inter nos - che il ponte non ci sarà mai. Servirà semplicemente a buttare dell'altro denaro pubblico. Del resto, a vincere l'appalto è stata l'Impregilo, quella che si è comportata così bene nel non smaltimento dei rifiuti a Napoli. Infine, apoteosi della ricomparsa dei fatti, come ci racconta il professor Alberoni: il reato di clandestinità per gli immigrati, che dovrà garantire grande sicurezza ai cittadini italiani, perché finalmente adotterà la linea dura nei confronti di chi circola per l'Italia senza i documenti e il permesso di soggiorno. Non lo dico io, perché io sono un noto mascalzone, uno di quei giapponesi che sono destinati a sparire, secondo il prof. Alberoni.
Ma lo dicono il professor Valerio Onida, che è l'ex presidente della Corte Costituzionale e, il giudice, procuratore aggiunto di Torino, Bruno Tinti, in un articolo che abbiamo pubblicato nel blog www.voglioscendere.it e in un altro articolo che oggi sta su La Stampa di Torino. Bene, che cosa dicono? Che il reato di clandestinità di cui tutti parlano, discutono, si accapigliano, si dividono, pro/contro, ecc. in realtà non esiste. È stato annunciato, ma nell’articolato di legge che è stato presentato da Maroni e dal governo Berlusconi non c'è il reato di clandestinità, cioè di permanenza clandestina in Italia. Ce n'è un altro che sembra la stessa la cosa ma è completamente diverso. Dice l'articolo incriminato: "Ingresso illegale nel territorio dello Stato. Lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni della legge Bossi-Fini è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e deve essere obbligatoriamente arrestato e processato per direttissima." Intanto non sarà mai processato per direttissima perché per le direttissime nei tribunali sono intasate per reati ben più gravi, tipo spaccio di droga, tipo omicidi ecc. e poi soprattutto non prevede la presenza sul territorio.
Prevede l'ingresso da uno Stato straniero all'Italia. Che cosa vuol dire l'ingresso? Che, o lo prendi mentre entra, l'immigrato, e allora non si vede per quale motivi lo devi arrestare e processare andando a intasare la macchina della giustizia: lo respingi direttamente alla frontiera. Basta la polizia. Basta la guardia di frontiera. Non c'è bisogno che intervengano la magistratura, gli avvocati, gli interpreti, i cancellieri, ecc. Se lo prendi mentre entra, lo rimandi indietro. Viceversa, se lo trovi già mezz'ora dopo che è entrato, come fai a sapere che è entrato dopo l'entrata in vigore di questa legge, e che quindi ha commesso il reato? Perché naturalmente il reato è nuovo e si applica solo da oggi in poi, non può essere applicato retroattivamente. Lui naturalmente non avendo un bollino di ingresso sulla pelle, per fortuna, potrà raccontare di essere entrato in Italia, un mese fa, 6 mesi fa, 2 anni fa, quando non era ancora reato entrare clandestinamente in Italia. E quindi che cosa succederà? Che non sarà né processato, né arrestato, né condannato. Semplicemente gli verrà detto di andarsene. Lui non se ne andrà perché o il Paese d’origine non lo vuole, visto che non si riesce a dimostrare che lui arrivi proprio da lì, oppure non se ne andrà perché gli dicono di andarsene e lui non ha i mezzi per pagarsi il biglietto aereo per tornarsene al suo Paese, dovrebbe pagarglielo una questura, o una prefettura ma come è noto non hanno i mezzo per finanziare tutti quelli che se ne devono andare. E quindi resterà qua a ingrossare le schiere dei clandestini che molto spesso sono semplici irregolari perché poi lavorano cono l'unica differenza che appunto sono al nero.
Ecco questo è un esempio tipico di come si fa a prendere in giro la gente raccontandole una cosa che non esiste ma dando degli annunci altisonanti usando delle parole molto feroci in modo che la gente si senta rassicurata. "Tolleranza zero", "Reato di clandestinità". Il reato di clandestinità non esiste. Esiste un reato impossibile da provare perché è difficilissimo prendere l'immigrato nel momento stesso in cui immigra nel nostro Paese. È l'effetto placebo per i gonzi, per coloro che non leggono le leggi ma ne parlano. E questo riguarda molti politici di destra e di sinistra che hanno esultato o che hanno maledetto questa legge senza mai andare a vedere che cosa succede. Lo hanno fatto l'ex presidente della Corte Costituzionale e il giudice Tinti e ne hanno ricavato l'impressione che non cambierà nulla se non aggravare un po’ la macchina della giustizia che è già al collasso. Berlusconi da questo punto di vista è un maestro. Lui ogni giorno prende un lepre e la lancia essendo sicuro che tutti andranno all’inseguimento della lepre senza rendersi conto che è un'ombra, che la lepre è un miraggio. È un incantesimo. E intanto lui ci guadagna anche se non risolve nessuno dei problemi. Ma continua a fare spot, continua a fare annunci e la gente, compreso il povero Alberoni, scambia lo spot per la realtà.Ecco, se molti mi chiedono che cosa dobbiamo fare, che cosa possiamo fare: informarci. Quando uno si informa è molto più difficile prenderlo per il culo." Direttamente tratto dal sito di Beppe Grillo

mercoledì 14 maggio 2008

L'ERA DEL PASSATO

“L’ERA DEL PASSATO”

La politica nel corso dei millenni della storia dell’umanità planetaria è servita per declinare progresso e sviluppo ma nello stesso tempo anche morte e distruzione, illuminismo e anche restaurazione, libertà ai popoli ma anche dittature e privazioni, benessere e anche povertà assoluta.

La politica è uno strumento che genera processi i quali comportano conseguenze per le popolazioni che di tale strumento si servono o la subiscono.

Certamente è ineludibile una constatazione di fondo: il mondo è stato da tempo immemorabile contrassegnato da una costante lotta di chi ha imposto supremazia militare contro una parte del pianeta che l’ha subita. La conquista di spazi territoriali per lo sfruttamento delle risorse a scapito degli occupati.

La civile Europa soltanto cinquecento anni fa, scoprendo il contininente americano organizzò spedizioni di morte per l’occupazione di quelle terre a scapito delle popolazioni che lì risiedevano. Gli americani di oggi non sono altro che figli di spagnoli e inglesi che hanno occupato militarmente quelle aree generando poi processi di sfruttamento.

Il confine invalicabile della fragilità di un sistema basato sullo sfruttamento delle risorse naturali è rappresentato oggi dall’inevitabile esaurirsi della principale risorsa energetica che fa camminare la parte di mondo che ha imperato nell’ultimo millennio: il petrolio.

“Il mondo finirà presto il petrolio estratto a buon mercato...” scriveva il professor David Goodstein all'inizio del suo libro Il mondo in riserva.
Goodstein, insegnante di fisica presso il California Institute of Technology, nel libro raccontava una sua tipica lezione sull'energia in cui fa oscillare nell'aula una palla da bowling appesa a una fune, facendo partire l'oscillazione dal suo naso e senza tirarsi indietro quando la palla gli ritorna addosso: il modo più semplice per mostrare che l'energia si perde lungo il tragitto perché la palla da bowling, al ritorno, si ferma sempre un po' più in là rispetto alla prima volta: cioè a pochi centimetri dalla faccia del professore.
Nel suo libro dimostrava, gia nel 2004, che la crisi del petrolio, quella definitiva, era una questione di pochi anni, anche se questo non significava la fine, in pochi anni, di tutto il petrolio disponibile.

Il petrolio è una risorsa finita
Prima di tutto bisogna che le popolazioni del mondo industrializzato comprendano e assimilino il concetto che il petrolio è una risorsa finita.

Comunemente si parla di “produzione di petrolio” e questa frase genera una contraddizione in termini.

Nessuna azienda “produce” il petrolio, caso mai ci sono aziende che lo vanno a prendere là dove sta. Dunque non c'è dubbio che a un certo momento si avrà l’esaurimento di questi giacimenti.

E’ evidente che tale scenario presuppone una capacità di ricerca scientifica in grado di generare nuovi modelli organizzativi che utilizzi fonti di energia alternativa, ma il problema più urgente da affrontare è costituito dalla domanda: cosa accadrà mentre le risorse cominceranno progressivamente a scarseggiare sia per effetto della riduzione della capacità estrattiva e sia per la crescente richiesta di greggio proveniente dai Paesi emergenti nei quali l’industrializzazione viaggi a ritmi galoppanti ?

Sia la prima condizione che la seconda produce comunque un innalzamento del prezzo dell’oro nero in quanto la vendita sarà garantita sempre di più al migliore offerente.

Fino a che punto le economie della triade (America – Europa – Giappone) potranno sopportare la guerra dei prezzi ?

Si consideri solo questo dato: il 65,3 per cento di tutto il petrolio esistente sta in Medio Oriente. Tutto quello che accade in Medio Oriente, politicamente parlando, è in qualche modo connesso col petrolio. Che cosa accadrà, nella politica di tutto il mondo, quando il Medio Oriente non avrà più a disposizione – o avrà a disposizione sempre di meno – la sua risorsa fondamentale?
Ma è un problema che riguarda noi che oggi calpestiamo questo pianeta o è un problema invece che possiamo tramandare ai figli dei nostri figli, a fra duecento anni ?
Il prof. Goodstein nel suo lavoro diceva di no. Egli affermava nel 2004 , che la crisi era prossima e ci riguarda da vicino e argomenta il suo no riferendosi al “picco di Hubbert”, una funzione statistica sconosciuta al grande pubblico, ma con la quale, purtroppo, avremo presto dimestichezza.

Hubbert era un geofisico della Shell e negli anni Cinquanta redisse un’analisi che evidenziava che la quantità di petrolio che poteva essere estratta dai pozzi degli Stati Uniti avrebbe raggiunto il suo massimo (il cosiddetto “picco”) nel 1970, per poi calare rapidamente.

Molti analisti e studiosi dell’epoca non lo presero in considerazione ma furono smentiti dai risultati.

Nel 1970, effettivamente, gli Stati Uniti estrassero dai loro pozzi nove milioni di barili al giorno, una cifra mai raggiunta prima di allora, e dal 1971 in poi cominciarono invece a estrarre sempre meno petrolio.

Oggi la produzione quotidiana è di circa sei milioni di barili e si sa già che l'anno prossimo, e negli anni successivi, la produzione sarà sempre più bassa.

Dunque, relativamente all'America, la previsione di Hubbert è risultata esatta al cento per cento.

Ma che dire del resto del mondo?
Il prof. Goodstein asseriva nel suo lavoro: “Di recente diversi geologi hanno applicato le tecniche di Hubbert ai dati sulla produzione di petrolio del mondo intero. Ognuno di loro ha usato dati differenti, ipotesi di partenza diverse, e anche i loro metodi hanno variato, ma le loro risposte sono state sorprendentemente simili. Molto presto, sostengono, si arriverà al “picco di Hubbert” per il mondo intero: con tutta probabilità in questo decennio. Vi sono geologi che non concordano con questa diagnosi, e i dati su cui si fonda sono oggetto di disputa, ma i seguaci di Hubbert sono riusciti almeno a stabilire un punto fermo: l'offerta mondiale di petrolio, così come quella di ogni risorsa mineraria, cresce da zero fino a un massimo, dopodiché è destinata a calare per sempre”.
In poche parole: la crisi mondiale del petrolio arriverà quando avremo consumato la metà esatta di tutto il petrolio disponibile.

A quel punto l'offerta comincerà a scendere e il prezzo a salire, e le due curve – una verso il basso, l'altra verso l'alto – non si fermeranno più fino a che l'offerta non sarà arrivata a zero.
La crescita dell’area asiatica (Cina, India)
La Cina sta crescendo a grande velocità e consuma sempre più materie prime e, tra queste, petrolio.

Aree del mondo fino a qualche anno fa lontani dal nostro modello produttivo industriale adesso spingono sul piano del consumo di energia.

La loro progressiva crescita comporta inevitabilmente un maggiore consumo di greggio che si sottrae alla capacità complessiva di estrazione planetaria.

Che cosa succederà negli anni successivi al raggiungimento del “picco di Hubbert”?

Goodstein tracciava due scenari:
“Il peggiore dei casi. Dopo il “picco di Hubbert”, falliscono tutti gli sforzi di produrre, distribuire e consumare combustibili alternativi abbastanza rapidamente da riuscire a colmare il divario tra domanda in aumento e offerta in diminuzione. Inflazione galoppante e recessione mondiale costringono miliardi di persone a bruciare carbone in grandi quantità per riscaldarsi, cucinare e mandare avanti l'industria leggera. La variazione dell'effetto serra che ne consegue cambia il clima della Terra precipitandolo in un nuovo stato ostile alla vita. Fine della storia. In questo esempio, il peggiore dei casi è veramente il peggio del peggio.”
“Il migliore dei casi. Le turbolenze che seguono il raggiungimento del “picco di Hubbert” danno la sveglia al mondo intero. Un'economia basata sul metano riesce a fronteggiare nel breve periodo il divario tra domanda e offerta di petrolio, mentre si costruiscono nuove centrali nucleari e si diffondono le infrastrutture per lo sfruttamento di combustibili alternativi. Il mondo legge con ansia sulle prime pagine dei giornali le stime sui picchi di Hubbert per l'uranio e gli scisti».
In altri termini: “Questo è il secolo in cui dobbiamo imparare a vivere senza combustibili fossili. O saremo abbastanza saggi da farlo prima di esservi costretti, o dovremo farlo per forza quando gli idrocarburi cominceranno a scarseggiare. Un modo di raggiungere l'obiettivo sarebbe di tornare allo stile di vita del Settecento, prima che iniziassimo a sfruttare combustibili fossili a tutta birra. Ciò però comporterebbe, fra le altre cose, l'eliminazione di circa il 95 per cento della popolazione mondiale. L'altra possibilità è escogitare un modo per far andare avanti una civiltà complessa simile a quella che abbiamo oggi, ma che non faccia uso di combustibili fossili”.
Un nuovo modello di vita, un sistema rispettoso della consapevolezza che questo scenario non fa parte del futuro, è già alle porte del nostro presente.
Pensiamoci, perché prima o poi accadrà.

14 maggio 2008 Dott. Victor Di Maria

martedì 13 maggio 2008

Una nuova Italia

I presupposti per avviare ad una fase di normalizzazione della situazione economica, politica ed istituzionale della nostra nazione non deve passare attraverso la semplice enunciazione di buoni propositi.
La notizia pubblicata in queste ultime ore dai più importanti quotidiani nazionali con la quale abbiamo appreso che il Cavaliere Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, ha telefonato al presidente del Governo Ombra Walter Veltroni è una novità che però evoca una serie di inevitabili punti interrogativi.
Siamo certamente molto interessati agli svuluppi di questo dialogo ma ci sorgono spontanee alcune domande: cosa è cambiato rispetto soltanto a qualche mese fa ? Quali sono le novità che hanno indotto il neo Presidente a incamminarsi lungo il percorso del confronto aperto con l'opposizione ?
Una prima superficiale analisi ci fa capire che il Cavaliere ha avviato una nuova forma di "fare governo", probabilmente spinto dalla convinzione che, avendo messo in cassaforte una vittoria elettorale che pone la sua maggioranza in uno stato di assoluta tranquillità sul piano dei numeri parlamentari, avrà davanti a se cinque anni di governo senza il dover sottostare ai condizionamenti di pochi parlamentari che invece in passato hanno fortemente condizionato i governi che si sono succeduti.
Potrebbe anche essere che il Cavaliere voglia effettivamente lasciare il "segno" di quello che probabilmente sarà l'ultimo suo governo e voglia davvero questa volta interpretare una politica liberista e liberale ma nel rispetto delle pluralità parlamentari.
Le enunciazioni di principio sono fandamentali se però a queste viene fatto seguire anche un metodo di lavoro che coincida nella sostanza con i proclami.
La difesa della democrazia e della libertà, fondamento della filosofia liberale, sono due fattori imprescindibili della visione di un Paese civile, moderno e lanciato allo sviluppo equilibrato.
La libertà di opinione e di stampa rappresentano quindi un baluardo intoccabile dei principi liberali.
Manomettere le regole di questi principi, disegnare scenari che compromettano questa libertà, adottare tecniche di gestione manageriale che comportino l'oscuramento di chi fa il proprio mestiere anche se lo fa in maniera da essere contro chi governa, significherebbe aver fallito nella sostanza rispetto ai proclami di libertà.
Se qualcuno scrive qualcosa che si reputa essere lesivo della verità o peggio offensivo della dignità si ricorra ai tribunali ma si lasci la libertà di parlare.
Speriamo che il dialogo tra maggioranza e opposizione serva a risolvere alcune questioni che riguardano appunto l'esercizio del diritto della libertà di informazione quale, per esempio, il conflitto di interesse. Libertà di parola anche a chi esprime apertamente posizioni in contrasto con la classe politica che governa e di quella chi si trova all'opposizione.
Uno Stato forte non ha paura del confronto.
Dott. Victor Di Maria

domenica 11 maggio 2008

LIBERA RAI LIBERA INFORMAZIONE

Ho deciso di fare una diretta streaming da Internet e di non venire al Salone del Libro di persona. Il presidente Ferrero mi ha intimato dalle pagine della Stampa di non fare comizi, di non dire parolacce e di spiegare il valore della lettura, di limitarmi a parlare solo di libri. Non ho voluto metterlo in imbarazzo con la mia presenza e con qualche ardita espressione come Morfeo. Insulto violento e censurato dall’informazione che lo cita infatti come insulto inaudito. Io non voglio parlare del valore della lettura, ma piuttosto del valore della scrittura. Se ciò che scrivi è spazzatura, ciò che leggi è spazzatura. Elementare. Se ciò che scrivi viene censurato dall’editore, dall’inserzionista pubblicitario, dalla telefonata del politico per continuare a fare il giornalista o lo scrittore l’unica via che ti rimane è l’autocensura.Il 25 aprile ha dimostrato che l’informazione è controllata, questo è stato il risultato vero, quello più importante. La reazione dei media è stata compatta. Prima il silenzio, poi gli attacchi personali a Beppe Grillo senza entrare nel merito dei tre referendum e sul perché così tante persone sono scese in piazza e hanno firmato. Non è mai successo che si raccogliessero 1.350.000 firme in un giorno nella storia della Repubblica, ma per Riotta, per Mieli, per Fede o per Scalfari è un non fatto. Il 25 aprile non è esistito, esiste solo un delinquente che si chiama Beppe Grillo, peggio di Mussolini, di Andreotti, di Testa d’Asfalto. Un assassino multimilionario che fa pagare chi partecipa ai suoi V day. Si mette in discussione la validità delle firme e non si citano neppure i contenuti dei referendum. Le richieste per i referendum sono state depositate alla Corte di Cassazione, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. I miei legali e i loro consulenti non hanno dubbi sulla loro validità. E’ il vecchio metodo fascista di colpire chi denuncia sul piano personale e di non parlare mai delle denunce.Il 25 aprile tra qualche anno sarà ricordato come l’inizio della fine dell’informazione di regime, controllata da partiti, Confindustria, banche. L’informazione si sta spostando in Rete, tutti siamo giornalisti, tutti siamo editori, tutti siamo registi. E’ solo una questione di tempo. In Rete chi mente è perduto, le vecchie regole dell’informazione non valgono più.Nei prossimi anni assisteremo a uno scontro diretto, a una escalation tra i vecchi media e la Rete, tra la politica e la Rete. Ma sono già sconfitti, questo mi rende felice e mi fa sentire in pace.A luglio consegnerò le firme per i referendum, ma prima lancerò un referendum operativo. Un referendum operativo si differenzia da quello legislativo perchè è di immediata esecuzione. Il cittadino fa da sé. Proporrò la disdetta del canone alla RAI con le istruzioni, i partecipanti, i risultati in tempo reale. La RAI se la paghino i politici, l’informazione televisiva è roba loro, i Riotta, i Mazza e i Saccà sono roba loro, il consiglio di amministrazione è roba loro, la pubblicità è roba loro. Petruccioli in Confalonieri è roba loro. Per far chiudere questa RAI non è necessario cambiare le leggi, è sufficiente non pagare più il pizzo. Un solo canale, senza pubblicità, senza interferenze politiche, al servizio dell’informazione e dei cittadini. Un canale pubblico con un direttore come Marco Travaglio, per fare un esempio. Un canale di cultura, inchiesta. Questo è quello che vorrei, non culi, tette, calcio e politici in prima, seconda e terza serata.Il controllo dell’informazione ha cambiato il Paese in peggio, una libera informazione può darci un nuovo Rinascimento. Loro non molleranno mai, noi neppure!
"Zappiamo Forbice come lui zappa noi. Libera informazione in libero Stato.Diffondete il banner e telefonate, telefonate, telefonate."

Libertà di informazione

Il principio vitale di ogni democrazia è senz'altro la libertà di informazione. L'informazione libera, non condizionata, consente a tutti i cittadini di conoscere quello che accade in ogni ambito della vita della comunità, di ogni livello e grado. La conoscenza è uno strumento indispensansabile per liberare l'umanità dalla "schiavitù" culturale, dall'indottrinamento esercitato dalle classi dominanti.
Sappiamo bene che negli Stati ove è negata anche la più elementare forma di libertà in questi Stati è soppressa soprattutto la libertà di stampa e le uniche informazioni che vengono diffuse sono quelle di regime, informazioni false e costruite ad arte per nascondere la verità e quindi soffocare ogni e qualsiasi iniziativa tesa al contrasto del regime e al cambiamento.
In Italia la libertà di informazione è sicuramente esistente e non possiamo certamente considerarci privati di tale diritto. Ma siccome è un bene troppo prezioso bisogna che tutti i cittadini stiano molto attenti e vigili per evitare che possa essere minimamente attenuato o indebolito da chicchesia.
Victor Di Maria